Il capitolo delle carenze nutrizionali sembra veramente una questione di grande attualità, importanza e vastità… Mi sbaglio, dott. Ghisolfi? Niente affatto. La questione delle carenze nutrizionali è sicuramente un argomento attualissimo per tanti motivi. In effetti, potrà stupire, ma al giorno d’oggi si sviluppano carenze di nutrienti anche con la grande abbondanza di calorie disponibili a tutti. Questo succede per più di un motivo. Uno di questi motivi è la diminuzione di apporto di nutrienti perché, rispetto al passato, le calorie che introduciamo sono spesso più povere nel contenuto in vitamine, minerali, ecc.: è un argomento sul quale si potrebbe passare una o anche più vite a fare ricerca e sul quale si potrebbe scrivere non un libro ma, forse, un’enciclopedia. Parte importante, in tutto questo, è anche dei consumatori: pensi ad esempio alla sempre più frequente scelta di alimenti non stagionali… un Paese come l’Italia …le pare possibile che sia tra i principali importatori di pomodori olandesi? Sembrerebbe fantascienza! Invece è tutto vero… ma soprattutto è vero che un pomodoro cresciuto nelle serre dei tulipani, con le radici sviluppate nelle spugne imbevute di una miscela minerale, con la temperatura e la luce artificiale … non ha le qualità gastronomiche e nutrizionali di un pomodoro che è colto nel campo ad agosto, che ha visto la notte ed il giorno, che ha conosciuto l’alternanza del freddo e del caldo, che ha affondato le radici nella terra e con la cima ha cercato il sole. Non vede che certi pomodori non marciscono nemmeno? E quello che vale per i pomodori vale per tutto il resto, immagino… Giusto. Oltre alle verdura, direi che si può estendere questo concetto un po’ a tutti i generi alimentari, comprendendo purtroppo anche pesce, carne bianca, carne rossa e uova, ovvero tutto ciò che ci dovrebbe rifornire di proteine e vitamine di grande importanza. Per certi aspetti, la frutta è invece ancora un’isola felice. Essa ha necessità produttive particolari: cresce infatti molto difficilmente in serra e non si possono eseguire forzature produttive particolarmente spinte se si vuole avere un prodotto di buone dimensioni e di conseguente buon valore commerciale. La frutta comunemente disponibile nei mercati è dunque solitamente ricca dei nutrienti cui la natura l’ha dotata. In qualche caso possono esserci carenze di gusto, come quando la raccolta viene anticipata per esigenze commerciali e la maturazione viene forzata, per esempio con le famose “coperture” con l’acetilene: classico, in questo senso, è l’esempio dei kiwi. La nota veramente dolente viene dalla prolungata conservazione: la frutta lungamente conservata perde infatti progressivamente la sue proprietà nutrizionali positive, specie le vitamine. In qualche caso, è addirittura dimostrato che il potere antiossidante della frutta scompare o addirittura si inverte, determinando uno stress ossidativo in noi che ce ne nutriamo. È il caso tipico delle mele, che dopo aver subito/beneficiato di circa 31 trattamenti mentre erano in pianta, vengono poi conservate con strategie particolari: alla raccolta, esse vengon subito passate in un bagno di cera che ne impedisce la disidratazione progressiva e vengono quindi poste in frigo a 2 – 4 °C in atmosfera satura di azoto e priva dunque di ossigeno. In queste condizioni le mele si conservano anche 3 anni! Vien da pensare che se acquistiamo mele a marzo, pomodori a novembre, kiwi a settembre … forse ce la siamo andata a cercare… Infatti. Comunque, le carenze di nutrienti negli alimenti e le strategie per evitare che esse si trasferiscano all’uomo, costituiscono comunque un argomento di tali dimensioni che qui non possiamo svilupparlo solo in questa intervista. Diceva però che le carenze han più di una causa. Si. Oltre al diminuito apporto di nutrienti v’è infatti anche l’aumentato consumo. Anticamente, del resto, c’erano molti meno inquinanti ambientali di oggi: la detossificazioine degli inquinanti ci fa invece oggi consumare molte vitamine, antiossidanti, ecc. Stessa cosa vale per i conservanti dei cibi. Infatti molti italiani si nutrono oggi, in abbondanza o addirittura in prevalenza, di prodotti pronti consumati al bar o tra le mura domestiche. Ciò non avviene per incapacità a cucinare ma per una potentissima miscela di pigrizia e mancanza di tempo. E come possono i cibi conservarsi per mesi o anni senza deperire? Quanti e quali additivi conterranno? Non parliamo poi dei fumatori, grandi consumatori di vitamine e di antiossidanti. Ma come si diagnosticano le carenze nutrizionali? Mi pone un bel problema. Valutare gli esami del sangue spesso non è sufficiente. Sarebbe infatti molto, perfin troppo facile analizzare il nostro il sangue e stabilire che siamo carenti di quelle sostanze che siano trovate sotto un determinato livello minimo. Ciò significherebbe non tener conto che il nostro organismo è dotato di una grande riserva energetica ed anche materiale…di tutti i materiali che ne fan parte. Ecco allora che col dosaggio ematico, molto spesso noi potremmo non capire una carenza, anche grave, già in atto. Col dosaggio ematico infatti, generalmente noi vedremmo la carenza di una sostanza se già ne fosse ampiamente consumata la sua riserva perché altrimenti essa, fino alla sua fine, rifornirebbe il sangue. Classico esempio è quello del calcio: guardi quante donne (e anche gli uomini non son completamente esenti) hanno le ossa, cioè la nostra riserva di calcio (e tanto altro), sempre più povere di massa e soffrono di osteoporosi per anni ed anni senza che dagli esami del sangue risulti in esse un livello di calcio inferiore alla norma. In alcuni casi siamo invece fortunati perché possiamo valutare la presenza di una sostanza sia nel sangue sia nella sua riserva, così che la sua carenza non ci possa sfuggire. Classico esempio è quello del ferro. All’opposto, ci sono elementi come zinco e selenio che con gli esami del sangue son ben poco valutabili. Non parliamo poi di tutto quanto riguarda la fase post prelievo, ovvero del trattamento riservato al nostro sangue una volta fuori dalle nostre vene. Molte sostanze infatti, soprattutto le vitamine, una volta in provetta van trattate con gran cura, preservate dal calore, refrigerate, separate velocemente dal plasma o subito surgelate a – 80°C, riparate dalla luce e poi, al momento dell’analisi, tutto dev’essere fatto a regola d’arte con strumenti di alta precisione che risentono però potentemente della mano che li usa. Si capisce allora quanto sia impegnativo ottenere che il risultato dell’analisi corrisponda al vero. Con questi limiti diagnostici, ci aiutano almeno, nella diagnosi, le manifestazioni cliniche delle carenze? Molto poco! Questo è forse il principale problema: ci venisse una colica, un sanguinamento, un’infiammazione…. Invece no, niente di tutto di ciò, nessun segnale specifico. Ecco allora che le carenze si sviluppano nella loro pienezza e ci portano a 2 diversi tipi di problemi: una patologia nel nostro punto debole e/o la limitazione del nostro potenziale. A proposito di patologie, abbiam già fatto un breve cenno (in altre interviste approfondiremo) ad osteoporosi e anemie ma potremmo anche parlare di patologie cardiache ed articolari (artrosi) favorite dalle carenze di selenio, delle carenze di carnitina nel cardiopatico, nel diabetico di tipo I e II come anche nell’obeso e nel dislipidemico, delle carenze proteiche che condizionano la reattività e la capacità del nostro sistema immunitario e digestivo. Potremmo proseguire con un lungo elenco ma gli elenchi non mi piacciono e preferisco invece approfondire l’argomento in altre interviste. Teniamo intanto ben presente che, oltre alle diverse patologie determinate o condizionate dalle carenze, è da queste costantemente limitato il nostro potenziale, la nostra capacità creativa, lavorativa, sessuale, riproduttiva, sportiva, intellettuale, relazionale… insomma la nostra energia.